Eredità, cosa fare per gestire al meglio la successione

Ritrovarsi un’eredità o prepararsi a lasciarla sono due aspetti dello stesso evento. E per come funziona l’eredità, è necessaria un’attenta pianificazione al fine di evitare troppe complicazioni a chi si ritrova a gestirla

Pensare all’eredità significa due cose: capire come gestirla una volta ottenuta, ma anche organizzarsi per tempo. In modo che chi riceverà la nostra sia costretto affrontare meno problemi e complicazioni possibili. L’eredità, insomma, si dà e si riceve.

E in entrambi i casi è necessario avere almeno delle nozioni di base su ciò che è meglio fare e su ciò che significa pianificare la successione. L’obiettivo di questa analisi è proprio quella di fornire queste nozioni per aiutare a comprendere l’eredità come funziona. Ma anche, a proposito di eredità, cosa fare per gestire al meglio la successione.

Perché, come nell’omonimo game show televisivo condotto da Flavio Insinna, prima di arrivare all’eredità bisogna sempre passare attraverso la “ghigliottina” delle tasse. Ma non è questo l’unico problema. Per esempio, si può trattare di eredità con testamento oppure senza testamento, ed è quindi necessario identificare per tempo gli eredi legittimi e capire a quanto hanno diritto. E se il testamento ne esclude alcuni, l’eredità come funziona? Affrontare con serenità un successione o gestire una pianificazione successoria, insomma, non è una passeggiata.

 

Cos’è la legittima eredità

 

Per eredità si intende il patrimonio di una persona fisica che alla sua morte passa alla titolarità giuridica di soggetti diversi. Titolarità giuridica significa che chi eredita diventa responsabile di fronte alla legge di ciò che viene ereditato. Ovvero che deve pagarci tasse e imposte e garantirne la corretta gestione (per esempio nel caso di immobili).

Con “successione legittima” si intende quindi il passaggio dell’eredità a soggetti specificati dal Codice Civile (art. 565 e seguenti).

Invece, cos’è la legittima eredità? Ci si riferisce all’eredità legittima (o semplicemente “legittima”) con riferimento ai beni compresi nella quota minima di patrimonio della legittima eredità che deve pervenire (salvo rinuncia) ai cosiddetti “legittimari” (art. 536 del Codice Civile). Cioè al coniuge superstite e ai figli o agli eredi fino al sesto grado (o, se non vi sono figli, i genitori).

In pratica, moglie e figli non possono essere esclusi dal testamento e solo una porzione dell’eredità (detta “quota disponibile”) può essere destinata ad altri. In particolare, un terzo del patrimonio se vi è un solo figlio e un quarto con più figli. Dalla quota disponibile va comunque tolto il diritto di abitazione, che resta al coniuge superstite.

 

 

Le regole dell’eredità legittima

 

Le regole dell’eredità legittima sono complesse. Dipendono soprattutto dall’esistenza o meno di un coniuge in vita e dal numero di figli.

Nella tabella qui sotto abbiamo riassunto tutti i possibili casi. In sostanza, per quanto riguarda l’eredità coniuge e figli sono sempre tutelati. Nel caso più diffuso, cioè presenza di coniuge e più figli, ciò che non è incluso nella quota disponibile deve essere diviso conferendone al coniuge metà e ai figli l’altra metà da dividere tra loro. È evidente che il coniuge, nel caso delle regole dell’eredità legittima, ha un “peso” maggiore rispetto ai figli. In assenza di figli, come eredi possono subentrare gli “ascendenti” (i genitori). Inoltre se non vi sono eredi né discendenti né ascendenti, va tutto alla Stato.

Nella tabella, infine, la quota legittima è indicata come “minima”, quella disponibile come “massima”. Ciò perché non è possibile ridurre ulteriormente la legittima in quanto questa ripartizione è prevista dalla legge. La disponibile, invece, essendo facoltativa, può essere ridotta o addirittura del tutto non prevista.

 

quote di eredità per Eredi legittimi senza testamento

 

Quanto sopra indicato vale in particolare quando ci si trova in presenza di una successione senza testamento. In questo caso l’eredità si devolve ai legittimari (coniuge, figli e ai parenti fino al sesto grado). In mancanza di questi soggetti eredita lo Stato, che risponderà dei debiti ereditari solo entro il limite dei crediti che rientrano nel patrimonio ereditario. Si resta quindi eredi legittimi senza testamento o con testamento.

Il caso dell’eredità legittima senza testamento è quindi il più semplice da gestire, poiché è già tutto previsto e regolato dal codice civile. Chi ha diritto per legge si prende la sua fetta. Non vi può essere una quota disponibile per altri soggetti non legittimari in quanto non indicati. E la legge non accetta testamenti verbali o comunque manifestazioni di eventuali intenzioni espresse a voce.

 

Quote di eredità agli eredi legittimi

 

 

Eredità legittima con testamento

 

Diversa è la situazione quando si è in presenza di un’eredità legittima con testamento. Molti credono che il testamento renda tutto più chiaro, ma non è così. Ciò che complica la situazione sono due aspetti: la quota disponibile e l’esclusione dei legittimari dall’eredità.

Chi redige un testamento, infatti, può fare scelte “alternative” ma comunque accettate dalla legge. Nel primo caso, può attribuire una parte del suo patrimonio a soggetti non legittimari (per esempio associazioni di volontariato, personale di servizio, amici) e ciò complica il calcolo di quanto invece spetta agli eredi diretti. Ma può anche andare oltre i limiti stabiliti dal Codice Civile (ved. la tabella sopra) come pure può escludere uno o più aventi diritto e includere soggetti terzi.

Cosa succede in questi due casi? Che la legge considera comunque valido il testamento. Tuttavia, in caso di eredità, chi si ritiene leso da un testamento ha però dieci anni di tempo per impugnarlo davanti al Tribunale con la cosiddetta “azione di riduzione” per far valere i propri diritti. Per esempio, per quanto riguarda l’eredità alla morte di un genitore con testamento, un figlio diseredato può accettare la “punizione” oppure ricorrere al giudice contro la volontà del genitore.

 

 

legittima eredità: quote per i figli

 

Se il defunto ha coniuge e un figlio spettano ad entrambi (coniuge e unico figlio) quote di eredità uguali: 1/3 al coniuge 1/3 al figlio 1/3 di quota disponibile che è la porzione di eredità che non deve essere destinata ai parenti.

Se il defunto ha coniuge e più figli l’eredità spetta per 1/4 dell’eredità al coniuge, metà dell’eredità ai figli e 1/4 è la quota disponibile.

Nel caso il defunto lasci un solo figlio lo stesso avrà diritto ad almeno la metà del patrimonio ereditario.

Ove i figli siano due o più, gli stessi dovranno congiuntamente avere non meno dei due terzi del patrimonio ereditario.

 

 

Quando al coniuge spetta tutta l’eredità

 

Spesso a Soldiexpert SCF  si rivolgono clienti che hanno la necessità di una consulenza finanziaria indipendente specifica sulla successione. Quando il coniuge riceve tutta l’eredità, oppure un figlio, può avere la necessità di amministrare o investire al meglio i capitali ottenuti (talvolta un dossier titoli). Un esempio importante è quello di chi ha espresso l’intenzione di devolvere parte dell’eredità in beneficenza, magari per continuare un’iniziativa del coniuge defunto.

Ma ragionando in modo non convenzionale, ciò che è emerso è che per poter devolvere più soldi di quelli che si hanno ereditati è meglio tenerli, investirli bene, farli rendere e solo una volta raggiunto un obiettivo stabilito trasferire una quota maggiore in beneficenza. Temi, peraltro trattati anche nel libro di Roberta Rossi di SoldiExpert SCF e Debora Rosciani di Radio24 “Matrimoni e patrimoni” (ed. Hoepli).

 

 

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Chi sono gli eredi legittimi di una persona non sposata

 

Si può porre il problema della successione di una persona non sposata e senza figli. In questo caso, non essendoci coniuge e discendenti diretti, chi sono gli eredi legittimi di una persona non sposata? Se in vita, i genitori, ovvero gli ascendenti. Altri legittimari sono, come già indicato, i parenti fino al sesto grado.

Le parentele sono labirinti complessi, ma semplificando possiamo riassumerle secondo lo schema seguente:

1° grado: genitori, figli;
2° grado: nonni (genitori dei genitori), nipoti (figli dei figli), fratelli;
3° grado: zii (fratelli dei genitori), nipoti (figli di fratelli);
4° grado: primi cugini (figli dei fratelli dei genitori);
5° grado: secondi cugini (figli dei primi cugini);
6° grado: figli dei secondi cugini.

Nel caso invece di coppie conviventi, vi sono due casi diversi. La coppia di fatto non registrata non ha diritti legittimi di eredità (legge Cirinnà n. 76/2016 sulle unioni civili). Può quindi rientrare solo nella quota disponibile inserita nel testamento. L’unione civile, invece, in caso di eredità è del tutto parificata al matrimonio.

 

 

eredità: Tasse di successione

 

Quando si parla di eredità e successioni, certe scelte non fatte possono costare molto care in termini di tasse di successione e imposte. Ma per avere un punto di partenza, diamo un’occhiata a cosa dice il Fisco italiano.

Nella seconda tabella qui sotto abbiamo riassunto l’entità dell’imposta dovuta sul patrimonio ereditato. Le percentuali indicate sono riferite al singolo erede, cioè sul valore complessivo dei beni che ogni singolo erede ottiene. Il calcolo del valore è evidentemente molto complesso, perché i beni possono essere di varia natura e talvolta non quantificabile (per esempio le opere d’arte).

Se non vi è un inventario, e quindi non è possibile stimare i valore di ogni singolo bene, la legge prevede un metodo di calcolo semplificato per alcune categorie. Per esempio, gioielli e mobili possono essere valutati forfettariamente per il 10% del valore complessivo dell’eredità.

 

Imposte di successione sull'eredità

 

 

Tasse di successione in Italia: detrazioni e franchigie

 

Nella tabella precedente abbiamo analizzato le varie aliquote applicate al patrimonio ereditato in base al grado di parentela. Ora esploreremo come la legge italiana offre agevolazioni alla successione di patrimoni familiari tramite detrazioni e franchigie.

Vanno esclusi dalla base imponibile delle tasse di successione i debiti, gli oneri deducibili e le spese mediche sostenute dagli eredi negli ultimi sei mesi. Ma anche titoli di Stato, TFR e prestazioni dei fondi complementari, veicoli, polizze vita e aziende (se non vengono vendute dagli eredi per cinque anni). Sugli immobili gravano invece l’imposta ipotecaria (2%) e l’imposta catastale (1%), basate sul valore catastale.

La legge viene poi incontro ai patrimoni medio-piccoli della “risparmiosa” famiglia media italiana, attraverso la franchigia. L’imposta di successione è del 4% per figli e parenti in linea diretta, ma per essi la franchigia (cioè l’ammontare su cui non si paga nulla) è di un milione di euro. Che rappresenta più o meno il valore di uno o due appartamenti medi e di un capitale medio tenuto “liquido” o investito in titoli di Stato.  La percentuale dell’imposta sale invece al 6% e all’8% per altri soggetti meno “stretti”, con franchigia da 100.000 euro a zero. Per parenti portatori di handicap, la franchigia è invece di 1,5 milioni di euro.

 

 

Come funziona la successione in caso di morte

 

Dal punto di vista pratico, come funziona la successione in caso di morte? La successione di morte o successione ereditaria si avvia con la registrazione del decesso, dopo la quale gli eredi hanno 12 mesi per presentare la dichiarazione di successione. Si tratta di un modulo fiscale che serve all’Agenzia delle Entrate per calcolare l’imposta di successione. Non va però dimenticato che oneri e onori per gli eredi partono – una volta accettata l’eredità – dalla data di morte e non da quella di registrazione.

È comunque possibile interrompere l’iter della successione, rinunciando così ai propri diritti di successione e all’eredità. Anche considerando che le imposte a volte possono essere considerate eccessivamente gravose.

In questo caso, la rinuncia ai diritti di eredità deve formalizzata davanti a notaio o al cancelliere del Tribunale. La rinuncia può essere revocata entro i 12 mesi precedentemente indicati. Dopo la rinuncia, la parte di eredità spettante al rinunciatario verrà spartita tra gli altri eventi diritto.

 

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Quando e come pianificare la successione

 

Come abbiamo visto, un’eredità può prendere varie strade per arrivare agli eredi. Vediamo ora quando è come organizzare la successione. Cosa significa successione lo abbiamo detto: è il processo di gestione del trasferimento dell’eredità a chi ne ha diritto. Ma perché serve addirittura un “processo di gestione”?

I motivi sono soprattutto sia organizzativi sia fiscali. Venire a mancare all’improvviso senza aver organizzato la successione può creare agli eredi grossi problemi a chi resta. Sia nel caso di piccoli patrimoni sia in presenza di imprese avviate, di immobili da gestire, crediti da esigere o debiti da estinguere, titoli mobiliari e così via.

Occorre però un tempo lungo per pianificare l’eredità e il passaggio di consegne. Per decidere quando si fa la successione la cosa più saggia è decidere insieme a un consulente finanziario indipendente una road map per trasferire progressivamente il patrimonio a tranche ai figli. Con due benefici: non sommergere gli eredi di un peso troppo grande e assisterli nella successiva e delicata fase di investimento.

Nei servizi di consulenza una tantum offerti da  Soldiexpert SCF vi è anche quello della pianificazione successoria. Per pensare per tempo e guidare chi verrà dopo di noi verso il miglior impiego del patrimonio familiare.

 

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Salvatore Gaziano

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