Tassazione dei titoli di Stato: quello che devi sapere

Ci sono molte cose da sapere sulla tassazione dei titoli di Stato. A seconda del regime fiscale prescelto le tasse possono essere pagate al momento della vendita del titolo o ogni anno. Ma vediamo subito di cosa stiamo parlando.

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Ci sono molte cose da sapere sulla tassazione dei titoli di Stato. A seconda del regime fiscale prescelto le tasse possono essere pagate al momento della vendita del titolo o ogni anno. Ma vediamo subito di cosa stiamo parlando.

 

Titoli di Stato italiani: le tipologie

 

I titoli di stato sono strumenti finanziari emessi dallo Stato italiano per finanziare il proprio debito pubblico. Sono considerati un investimento “sicuro e affidabile”, in quanto il capitale investito è garantito dal Governo italiano.

Questi strumenti includono, i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), i Certificati di Credito del Tesoro (CCT) e i Certificati del Tesoro Zero coupon (CTZ).

I titoli di Stato possono essere acquistati sia in asta, cioè al momento dell’emissione (mercato primario), sia sul mercato secondario, dove vengono quotidianamente scambiati. In entrambi i casi, è necessario rivolgersi alla propria banca o a un intermediario finanziario abilitato.

 

Come funziona la tassazione sui Titoli di Stato

 

I titoli di Stato scontano tutti un’imposizione del 12,50% sia sulla plusvalenza generata dalla differenza tra il valore incassato del titolo e quello sborsato per l’acquisto, sia sulla eventuale cedola maturata. Si tratta di un’aliquota ridotta rispetto ad altri strumenti finanziari per incentivare l’investimento in titoli del debito pubblico da parte degli investitori.

Ricadono in questa aliquota ridotta anche le obbligazioni dei titoli pubblici territoriali (come regioni, province e comuni) e i bond di stato esteri e territoriali inseriti nella white list (che contiene gli Stati che consentono un adeguato scambio di informazioni) e quelli degli organismi internazionali (ad esempio BEI, BIRS o World Bank).
Questa aliquota fiscale del 12.5% è più favorevole rispetto a quella prevista per gli altri titoli emessi sui mercati finanziari, che è pari al 26%.
Investire nei Titoli di Stato italiani prevede diversi vantaggi: dall’ottenere un rendimento cedolare costante nel caso di alcune emissioni alla garanzia sul capitale, fino alla possibilità di acquisto per i piccoli e medi investitori grazie al taglio contenuto.

 

Tassazione sui titoli di Stato italiani: un esempio di come si calcola

 

I titoli di Stato italiani rappresentano una fonte importante di impiego del risparmio delle famiglie italiane. Il legislatore fiscale ha previsto un trattamento fiscale agevolato per tale forma di investimento finanziario.

Attualmente le persone fisiche sono soggette ad un’imposta sostitutiva con aliquota del 12,50% che si applica sui seguenti redditi:

• interessi cedolari;
• plusvalenza, data dalla differenza tra prezzo di emissione sotto la pari (100) e valore di rimborso.

Proviamo a chiarire con degli esempi pratici. Nel caso degli interessi cedolari, l’imposta sostitutiva è pari al 12,5%.
Immaginiamo di aver acquistato un titolo di stato per 1.000 euro e di aver incassato un interesse cedolare di 100 euro. In questo caso, l’imposta sostitutiva sarà pari a 100 euro * 12,5% = 12,5 euro.

 

Come viene tassata la cedola staccata dai titoli di Stato

 

Ogni volta quindi che un titolo di stato stacca una cedola non ci sarà accreditato l’importo completo della cedola ma questo importo verrà decurtato del 12,5%. Queste non sono le uniche tasse che si pagano. Quando vendere un titolo di stato, se ci sarà un capital gain pagheremo un’aliquota del 12,5%. Nel caso della tassazione dei titoli di Stato, l’imposta sostitutiva è del 12,5% quindi è ridotta rispetto al 26% applicato dagli altri strumenti finanziari. In pratica si paga la metà.

Immaginiamo di aver acquistato un titolo di stato per 1.000 euro e di averlo venduto a 1.500 euro. In questo caso, il capital gain sarà pari a 1.500 euro – 1.000 euro = 500 euro.

Questo importo viene ridotto del 87,5%, che è il tasso di detrazione fiscale, applicato sul capital gain. Quindi 500 x 87,5% = 437,50 euro sarà l’importo a cui ho diritto al netto delle tasse pagate. Allo Stato va quindi il 12,5% della plusvalenza realizzata tra la differenza di prezzo tra l’acquisto e la vendita del titolo, quindi 62,5 euro del mio guadagno lo prende il governo.

 

Tassazione dei titoli di Stato che non staccano la cedola: BOT e CTZ

 

Per i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) e per i Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ) che sono privi di cedola, si paga solo il capital gain: gli interessi sono rappresentati dalla differenza positiva tra il valore di acquisto ed il valore di rimborso del titolo. Su tale valore si applica l’imposta sostitutiva con aliquota del 12,50%.

 

 

i regimi fiscali e la tassazione dei titoli di stato italiani

 

L’esempio di tassazione dei titoli di Stato che abbiamo appena visto riguarda il regime del risparmio amministrato. Ci sono tre regimi fiscali che si applicano ai titoli di Stato a seconda che siano detenuti in un rapporto di risparmio amministrato, o si sia scelto il regime fiscale dichiarativo o se questi titoli siano detenuti in una gestione patrimoniale (regime fiscale risparmio gestito).

La differenza tra i tre regimi si sostanzia negli adempimenti posti a carico dell’investitore o del gestore, nella determinazione dell’imponibile e nel momento in cui viene applicata la tassazione (maturato o realizzato) nonché nel trattamento fiscale di profitti e perdite (con particolare riferimento alla loro compensabilità).

I guadagni sui titoli di stato sono tassati per cassa nei regimi di risparmio amministrato e di risparmio dichiarativo, mentre sono tassati per competenza (maturazione) nel caso del risparmio gestito.

 

La tassazione dei titoli di Stato nel regime dichiarativo

 

Il regime dichiarativo è scelto da una minoranza di risparmiatori. In questo regime, l’investitore è tenuto a indicare nella propria dichiarazione dei redditi tutti i redditi diversi di natura finanziaria che ha realizzato nell’anno precedente.

Per i titoli di stato, i redditi diversi sono costituiti dagli interessi e dal capital gain.

Gli interessi dei titoli di stato sono tassati con un’aliquota del 12,50%. L’imposta è applicata a monte, ovvero direttamente sul valore lordo degli interessi.
Il capital gain, ovvero la plusvalenza realizzata dalla vendita di un titolo di stato a un prezzo superiore a quello di acquisto, è tassato con un’aliquota del 12,50%. L’imposta è applicata a posteriori, ovvero sulla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto.

 

Regime amministrato: come vengono tassati i titoli di Stato

 

Nel regime amministrato, l’imposta sui titoli di stato è trattenuta direttamente dalla banca o dall’intermediario finanziario al momento del pagamento degli interessi o della vendita del titolo. In questo regime, l’investitore non deve effettuare alcuna dichiarazione dei redditi per i titoli di stato. La banca pensa a tutto.

 

Plusvalenze maturate ai titoli di Stato nel regime del risparmio gestito

 

Nel regime del risparmio gestito, l’imposta sui titoli di stato si paga ogni anno una quota che riguarda i redditi e i guadagni maturati, quindi sia sul fronte delle cedole incassate sia sul fronte dell’apprezzamento del titolo in conto capitale. Anche in questo regime, come nell’amministrato, l’investitore non deve effettuare alcuna dichiarazione dei redditi per i titoli di stato.

 

La tassazione dei titoli di stato detenuti all’interno di polizze vita

 

Vi è un quarto regime di tassazione dei titoli di stato, ovvero il regime fiscale applicato nelle polizze.
Per il contribuente, quest’ultimo regime rientra ai fini fiscali nel regime previsto per i prodotti assicurativi di tipo vita con vantaggi fiscali maggiori rispetto a quelli di una gestione patrimoniale e anche del risparmio amministrato e del dichiarativo.

Dal punto di vista fiscale, come ben spiegato nella guida Salvafisco, il regime fiscale delle polizze anche riguardo la tassazione dei titoli di stato è il migliore possibile. Un vero e proprio paradiso per il contribuente.

La tassazione sulla plusvalenza (capital gain) nei prodotti assicurativi di tipo vita viene differita al momento in cui si decide di riscattare la polizza. Non si viene tassati sui guadagni maturati di anno in anno come nel risparmio gestito o appena realizzato come nel risparmio amministrato.
In caso di riscatto del valore della polizza, l’imposta sulla plusvalenza (capital gain) viene pagata solo sulla differenza tra il valore liquidato e i premi pagati dal cliente. In questo regime le minusvalenze non scadono mai a differenza di quello del risparmio amministrato e gestito in cui il risparmiatore ha solo quattro anni per recuperare le minusvalenze e come vedremmo nemmeno oggi su tutti gli strumenti finanziari.

La scelta del regime per la tassazione dei titoli di stato dipende dalle esigenze e dalle preferenze di ottimizzazione fiscale dell’investitore. Per saperne di più scarica gratuitamente la Guida Salvafisco di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, che fornisce un utile e gratuito vademecum su come ottimizzare la tassazione delle rendite finanziarie anche sui titoli di stato.

 

titoli di stato esteri non white list: la tassazione

 

In Italia, i titoli di stato sono tassati con un’aliquota del 12,5% sui redditi di capitale, sia interessi che capital gain. L’imposta è applicata a monte, ovvero direttamente sul valore lordo degli interessi o della plusvalenza.
In linea generale, i redditi di capitale generati dai titoli di stato esteri sono tassati nel Paese di residenza fiscale del titolare del titolo. Tuttavia, per i cittadini italiani che investono in titoli di stato di Paesi che fanno parte della white list, la tassazione è la stessa prevista per i titoli di stato italiani. L’aliquota quindi è agevolata ma solo se il Paese che emette il titolo governativo è della white list.
La white list è un elenco di Paesi con i quali l’Italia ha stipulato accordi internazionali per lo scambio di informazioni fiscali.
Se il Paese emittente non fa parte della white list, la tassazione per i cittadini italiani è la stessa prevista per gli altri titoli emessi sui mercati finanziari, ovvero il 26%.

 

Esempi di calcolo della tassazione dei titoli di stato black list

 

• Un cittadino italiano che investe in un titolo di stato tedesco, Paese che fa parte della white list, è soggetto a una tassazione del 12,5% sia sugli interessi che sul capital gain.
• Un cittadino italiano che investe in un titolo di stato del Principato di Monaco, Paese che non fa parte della white list, è soggetto a una tassazione del 26% sia sugli interessi che sul capital gain.
Di seguito una tabella di sintesi delle diverse modalità di tassazione, a seconda della tipologia di investimento effettuato.

 

Aliquote fiscali di tassazione titoli di Stato

 

Tassazione titoli di stato per le imprese

 

Non tutti gli investitori in titoli di Stato sono soggetti all’aliquota del 12,50%.

I contribuenti titolari di reddito di impresa sono tassati con l’aliquota Irpef in base al reddito complessivo dell’attività commerciale in cui confluiscono gli interessi sui titoli di Stato.
Per le società di capitali e gli enti pubblici e privati diversi dalle società, gli interessi sui titoli di Stato contribuiscono al profitto societario, tassato con aliquota Ires, attualmente pari al 24%.

 

Come costruire un portafoglio fiscalmente efficiente oggi

 

È essenziale comprendere come funzionano e come vengono tassati i titoli di Stato, sia italiani che esteri, per effettuare una pianificazione fiscale adeguata. Il tuo portafoglio è fiscalmente efficiente o può essere migliorato? Chiedi un check-up gratuito o scarica la guida alla tassazione sulle rendite finanziarie.

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