PER RCS MEDIAGROUP INIZIA UFFICIALMENTE IL GIOCO DELL’OPA. CHE FARE?

Parte lunedì l’offerta pubblica di scambio di Cairo Communication su RCS mentre la settimana successiva parte l’opa concorrente di International Media Holding (Bonomi, Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai). Dalla lettura dei prospetti emerge come in caso di Brexit le due offerte potrebbero essere annullate. Non facile la scelta per i piccoli soci. Con Cairo resterebbero della partita, con l’offerta di Bonomi & C. incasserebbero di più subito ma sarebbero messi all’uscio.

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Parte lunedì la prima l’offerta pubblica di scambio di Cairo Communication con oggetto il rastrellamento di una quota (almeno il 35 % ) delle azioni di RCS Mediagroup mentre dalla settimana successiva, il 20 giugno, scende in campo l’offerta concorrente di International Media Holding (Bonomi, Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai).

Ed è possibile finalmente consultare tutti i due documenti di offerta che sono stati approvati dalla Consob. Dopo aver letto le 430 pagine complessive come si comporterà il piccolo azionista di RCS Mediagroup?

E’ famoso l’apologo dell’asino di Buridano che di fronte a 2 invitanti alternative, una balla di fieno e un secchio di avena, era così indeciso sul da farsi che alla fine rimase immobile senza scegliere e alla fine morì di stenti.

L’azionista RCS in questi anni di stenti ne ha subiti di ogni tipo se si considera che il valore delle azioni è passato negli ultimi 10 anni da 14 euro agli attuali 0,77 euro. Una distruzione di valore di circa il 95%.

La scelta che deve fare il piccolo azionista RCS non è facile. Con il titolo che vale a Piazza Affari all’ultima seduta di venerdì 0,77 euro da una parte c’è una cordata che gliene offre 0,7 euro in contanti per azione ed è composta in buona parte da azionisti eccellenti che già erano nella stanza del comando negli anni passati.

Dall’altra parte c’è l’offerta pubblica di scambio lanciata da Urbano Cairo, patron di Cairo Communication, che è già azionista personale di RCS Mediagroup con il 4,7%  che ha convinto Intesa SanPaolo (azionista di RCS col  4,1%) e ha fatto il grande passo di tentare la scalata a Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e al resto della baracca.

Ma non offrendo cash ma proponendo uno scambio: 0,12 azioni Cairo Communication per ciascun titolo Rcs. Alle quotazioni di venerdi delle azioni di Cairo Communication (4,5 euro) l’equivalente in cash è quindi circa 0,54 euro. Più elevata sul fronte monetario (0,7 euro per azione) è l’offerta quindi della cordata raggruppata intorno alla International Media Holding (IMH) di Andrea Bonomi che ha coagulato alcuni azionisti storici di RCS Mediagroup come Diego Della Valle (titolare del 7,32% del capitale), Mediobanca S.p.A. (6,25%), UnipolSai Assicurazioni (4,59%) e Pirelli & C. (4,43%). Andrea Bonomi che è il maggior azionista di International Media Holding (la holding che si contrappone a quella di Cairo) si è conquistato in questi anni in Europa la fama di capace finanziere e se è entrato nella partita (deterrà il 45% di questa società veicolo per il controllo di RCS) l’ha fatto certo non per fare un favore a Mediobanca ed evidentemente crede che sia possibile estrarre valore da Via Solferino e nel giro di qualche anno portare a casa una significativa plusvalenza. Cosa succederà ora ?

azionariatoRCS
Le azioni della Giovanni Agnelli & C. sono state distribuite agli azionisti FCA

Piazza Affari in queste settimane ha scommesso su un rilancio di Urbano Cairo o sull’ingresso di un eventuale terzo pretendente portando le quotazioni di RCS sopra il prezzo di questa offerta e per queste ragioni la scelta dei piccoli azionisti è molto aperta. Vendere subito o sperare in un rilancio? E quale delle 2 offerte è più interessante? Sul piano monetario quella di Cairo è più basso ma consente di restare in partita poiché se RCS venisse risanata diventando azionisti di Cairo Communication si potrebbe partecipare indirettamente all’eventuale creazione di valore (con Rcs che resterebbe quotata). Se si aderisce all’offerta di Bonomi & C. si incassa di più rispetto all’offerta di Cairo Communication nell’immediato (ma un 10% in meno rispetto alle attuali quotazioni di mercato) ma si è fuori dalla partita perché si consegnano le azioni e si ricevono contanti. L’uovo oggi o la gallina domani.
Per queste ragioni l’esito di questa battaglia azionaria appare tutt’altro che scontata e l’azionista RCS potrebbe anche decidere di non decidere poiché sono molte le incognite compreso gli esiti del referendum inglese del 23 giugno che deciderà se la Gran Bretagna resterà parte dell’Unione Europea oppure divorzierà da Bruxelles.

Tutti e 2 i contendenti hanno, infatti, messo nel documento di offerta la clausola “Mac” che sta per Material Adverse Change  ovvero “clausola di assenza di effetti sfavorevoli” che prevede in riferimento ad eventi straordinari come una crisi rilevante del credito o dei mercati finanziari anche in seguito all’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea la possibilità di stoppare l’offerta.

 

Nell’offerta di Cairo Communication il capitale minimo da raccogliere per considerare efficace l’offerta su RCS è pari ad almeno il 35% (la quota di Urbano Cairo e quella di Intesa San Paolo assommano già al 8,8%) mentre la cordata di Bonomi & C. (i cui azionisti già detengono il 22,5%) ha indicato una soglia minima del 66,7% ma che potrebbe essere abbassata al 30%. E una soglia così bassa potrebbe favorire la vittoria di questa cordata che ha un obiettivo da raggiungere più alla portata.

Ma che cosa vogliono fare di RCS le 2 cordate? Se si leggono i documenti d’offerta sulla carta i piani proposti non differiscono un granchè. Obiettivo comune è fare efficienza, ristrutturare l’azienda e realizzare il pieno potenziale di crescita dei ricavi.

E da questo punto di vista la credibilità della Cairo Communication come capacità di tagliare i costi e sviluppare i ricavi appare superiore come track record se si confronta la quota di mercato che questo gruppo ha saputo conquistarsi in questi anni (si vedano i grafici nel documento informativo) a fronte di un mercato editoriale e pubblicitario in forte discesa  (-27,3% nel quinquennio 2010-2015) mentre in questi anni i piani industriali di RCS Mediagroup sono stati sempre rimasti un libro dei sogni con ricavi in picchiata e perdite su perdite accumulate. Nel caso di vittoria della cordata di Cairo Communication è sicuro un completo cambio dei vertici e del management di punta con lo stesso Urbano Cairo che si impegnerebbe in prima fila per ristrutturare l’azienda come ha già fatto con successo in passato con un’altra patata bollente come la7. Nel caso di vittoria della cordata di Bonomi & C. il piano di ristrutturazione 2016-2018 portato avanti dal nuovo amministratore delegato Laura Cioli verrebbe confermato e non sono previsti ulteriori tagli del personale. L’azionariato di IMH è disponibile nel caso a sottoscrivere un aumento di capitale di 150 milioni di euro e aprire anche ulteriormente il portafoglio se necessario come a valutare acquisizioni per creare una piattaforma globale nel settore multimediale”.

Urbano Cairo “mani di forbice” spera invece di ristrutturare l’azienda senza ricorrere a finanza supplementare o altre acquisizioni. Primo, non spendere e tagliare tutto il possibile.

Da lunedì poi Urbano Cairo ha 5 giorni di tempo massimi se rivedere l’offerta e rilanciare ma questa mossa potrebbe farla successivamente anche la cordata di Bonomi dal 20 giugno in poi e dar vita così a una vera e propria asta a base di rilanci. Ma con la possibile Brexit sullo sfondo lo scenario si complica e tutto diventa un rebus. Sarà forse per questo che l’ultima idea di Urbano Cairo prima di scalare la RCS è fare concorrenza alla storica “Settimana Enigmistica” con il suo “Enigmistica Più” che dopo poche settimane dal lancio già dichiara nel documento informativo di vendere 245.000 copie per numero. Non male.

Questo articolo è stato pubblicato in sintesi su “Il Fatto Quotidiano” del 12 giugno 2016

Salvatore Gaziano

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