PAC

I Piani di Accumulo di Capitale, comunemente definiti anche tramite l’acronimo PAC, sono modalità di sottoscrizione “rateali” di alcuni strumenti finanziari, come i fondi di investimento e gli ETF (gli Exchange Traded Fund) o, più in generale, gli organismi di investimento collettivo del risparmio. L’investimento avviene generalmente con cadenza periodica (mensile, trimestrale, semestrale…), indipendentemente da ciò che sta accadendo sul mercato con l’obiettivo di mediare le varie fasi di ascesa e discesa dei mercati e costituirsi un capitale di riserva senza doversi preoccupare eccessivamente delle oscillazioni borsistiche. Proposta spesso come una soluzione quasi magica per investire dai venditori del settore, va soppesata attentamente valutando gli strumenti su cui è applicato il PAC (consigliabile non puntare su prodotti troppo specializzati come sottostante) e soprattutto sui costi annuali di gestione e di sottoscrizione dei fondi d’investimento consigliati (una parte di questi è retrocessa al venditore) che, se elevati percentualmente, possono incidere in maniera molto pesante sui potenziali rendimenti.

Panic Selling

La vendita “da panico” è la vendita improvvisa massiva e a qualsiasi prezzo di uno o più titoli azionari o obbligazionari causata dalla paura che il loro valore andrà a picco ovvero scenderà considerevolmente e molto velocemente.

Payout Ratio

Il payout ratio, o dividendo payout ratio, è la percentuale degli utili di una società pagati agli investitori come dividendi in contanti.

Penny Stocks

Le azioni che nel mercato azionario USA costano qualche penny sono azioni a piccola capitalizzazione che vengono scambiate sul mercato over-the-counter con prezzi compresi tra diversi centesimi e dieci dollari. In italiano, titolini. Ovvero azioni soggette a forte volatilità e a maggior rischio di manipolazione dei prezzi (vedi “aggiotaggio” e “pump and dump”).

Performance

Per performance si intende la crescita o la diminuzione percentuale del valore di un investimento in un dato periodo temporale.

Perpetual

Un’obbligazione perpetua è un debito senza data di scadenza. Le sue caratteristiche rimangono comunque ibride: un po’ obbligazione, un po’ azione. Si tratta di un prestito senza scadenza e quindi senza rimborso (e dal punto di vista di scadenza e rimborso assomiglia alle azioni), ma che assicura il pagamento di un tasso d’interesse (come le obbligazioni) fisso, a tempo indeterminato, in genere più alto della media del mercato.
Il pagamento di interessi, in verità, non è perpetuo perché le solite clausole scritte in piccolo stabiliscono che l’emittente può unilateralmente decidere di rimborsarlo, cosa che in genere fa dopo un certo periodo di tempo. In caso di fallimento dell’emittente, il prestito irredimibile ha rischi superiori a quello di altri debiti perché la legislazione lo considera un debito subordinato, stabilendo che sia rimborsato solo dopo che sono stati soddisfatti tutti gli altri creditori (ma comunque – magra consolazione – prima degli azionisti).
Questo tipo di prestito serve all’emittente per rafforzare il proprio patrimonio (nel calcolo del patrimonio dell’emittente, il fatto della mancanza di rimborso fa assimilare questo debito a patrimonio), ma suscita anche l’interesse degli investitori istituzionali alla ricerca di prodotti a più alto rendimento.

PIIGS

È un acronimo che bolla come “maiali” (in inglese PIG sta per maiale) le nazioni dell’Eurozona (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) gravemente colpite, dal 2009 al 2013, dalla crisi dei debiti sovrani perché finanziariamente più deboli e a rischio rispetto ai Paesi europei del Nord (Germania, Finlandia…). La crisi dei debiti sovrani ebbe fine quando il Presidente della BCE, Mario Draghi, a luglio del 2013, pronunciò un famoso discorso in cui affermò che la Banca Centrale Europea avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare l’Euro. Nei mesi seguenti, la BCE procedette a operazioni di rifinanziamento a lungo termine delle banche più in crisi e a iniezioni di liquidità di emergenza (per la Grecia). Iniziò ad acquistare titoli di stato emessi dai paesi europei. I tassi pagati dai titoli di Stato periferici, come Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, scesero, i rischi di default di Stati appartenenti all’euro furono archiviati, la speculazione si arrestò.

PIL

Il prodotto interno lordo (PIL) è la più ampia misura quantitativa dell’attività economica totale di una nazione. Più specificamente, il PIL rappresenta il valore monetario di tutti i beni e servizi prodotti all’interno dei confini geografici di una nazione in un determinato periodo di tempo.

PIP

Nel settore del risparmio gestito, si definiscono PIP, ovvero Piani Individuali Pensionistici, dei particolari prodotti assicurativi a fini previdenziali. Si tratta, quindi, di polizze sulla vita o di polizze unit-linked (cioè legate a quote di fondi comuni), offerte e gestite da Compagnie di Assicurazione, con obiettivi di previdenza complementare. I PIP sono uno strumento di accumulo del capitale e permettono di ricevere, al raggiungimento dell’età pensionabile, i proventi versati (nel corso della vita lavorativa) sotto forma di una rendita vitalizia (o in altre forme). All’interno delle tre forme di previdenza ai fini pensionistici (fondi di categoria, fondi aperti e PIP), i piani individuali pensionistici sono gli strumenti più cari in circolazione. I PIP hanno costi mediamente superiori di 4 volte quelli dei fondi negoziali per i comparti garantiti, di oltre 5 volte per quelli obbligazionari, di sei volte per i comparti bilanciati e per oltre 7 volte per quelli azionari. L’alternativa ben più economica rispetto ai cosiddetti PIP, i piani individuali pensionistici proposti dalle compagnie assicurative, è rappresentata, per chi non dispone di fondi di categoria che sono sempre la scelta migliore, dai fondi pensione aperti.

PIR

Introdotti con la legge di Stabilità nel 2017 e con l’obiettivo di incentivare l’investimento finanziario dei risparmiatori italiani e in particolare sulle aziende di media e piccola capitalizzazione, i PIR prevedono una destinazione di somme o valori per un importo massimo, per ciascun anno, di € 30.000, al netto dei costi, per persona fisica con un limite d’investimento massimo di € 150.000. Per usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge istitutiva dei PIR (esenzione dalla tassa di successione e dal capital gain), è obbligatoria la detenzione dell’investimento per almeno 5 anni. L’agevolazione decade se gli importi vengono ritirati prima del vincolo temporale quinquennale o se non vengono rispettate le quote d’investimento previste dalla legge. Al verificarsi di tale evento sorge l’obbligo di corrispondere le imposte non pagate, con i relativi interessi. A inizio 2019 sono state introdotte delle modifiche ulteriori che prevedono degli obblighi dei gestori riguardo la composizione e l’investimento per almeno il 3,5% del patrimonio complessivo in Venture Capital e il 3,5% del patrimonio complessivo in PMI quotate su mercati alternative come l’AIM. Come SoldiExpert SCF, abbiamo sempre sconsigliato questa forma di investimento, poiché tende a far allocare male gli investimenti e in modo concentrato (“home bias”) su prodotti di fatto del risparmio gestito molto costosi e l’obiettivo originario dichiarato di far affluire soldi nei confronti delle aziende tricolori si è infatti rivelato, dopo 2 anni dal lancio, una premessa e promessa non mantenute, mentre l’industria del risparmio gestito, grazie a questa norma, ha potuto incassare centinaia di milioni di euro l’anno di commissioni per un valore aggiunto spesso molto discutibile.