Fondi PIR, cosa sono? Un bel regalo del governo a banche e reti

L’attuale governo Draghi nella Legge di Stabilità vuole ulteriormente incentivare fiscalmente i PIR ovvero Piani Individuali di Risparmio. Un bel regalo a banche e reti ma non alla collettività.

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Cosa sono i fondi PIR? Che tipo di investimento si tratta? Vediamo come vengono proposti da chi li colloca nella testimonianza di Alberto

 

Nella banca dove ho i risparmi il mio private banker (si definisce così) da quando ho venduto casa mi sta spingendo a investire soprattutto sui PIR, Piani Individuali di Risparmio, perché in questo modo finanzierei con i miei risparmi l’economia “reale” e otterrei soprattutto delle agevolazioni fiscali interessanti. Che giudizio ha SoldiExpert SCF di questo prodotto? È così conveniente sottoscrivere i PIR?

Alberto

 

La domanda “è così conveniente sottoscrivere i fondi PIR?” è più che lecita.  Sul tema dei PIR avevamo già trattato l’argomento in questo interessante articolo sui vantaggi e svantaggi dei PIR.

Vediamo una cosa alla volta e facciamo il punto su questo strumento.

Prima di sottoscrivere un fondo PIR occorre chiedersi se è un tipo di investimento che finanzia davvero l’economia reale italiana e se è un prodotto che gode di agevolazioni fiscali così vantaggiose da non considerare nessun altro tipo di investimento. La domanda “è così conveniente sottoscrivere i fondi PIR?” è più che lecita. Vediamo una cosa alla volta e facciamo il punto su questo strumento.

 

Fondi PIR: che cosa sono?

 

I fondi PIR sono di fatto dei “contenitori fiscali” che investono la stragrande maggioranza del proprio patrimonio su azioni e obbligazioni di aziende italiane. Perciò nella definizione si sottolinea il fatto che con i PIR si investe sul Made in Italy quotato in Borsa comprando azioni o obbligazioni scambiate sulla Borsa di Milano o di emittenti italiani, società che hanno la sede fiscale in Italia.

Trascorsi 5 anni dall’investimento iniziale, se il PIR è in guadagno, l’investitore può venderlo ed è esonerato dal pagamento delle tasse sulle plusvalenze realizzate e se muore nel frattempo i suoi eredi si consoleranno in parte non pagando sulla somma investita nei PIR tasse di successione.

 

Fondo di investimento PIR meno tasse e più aiuto all’economia reale: tutto vero?

 

Prima di sottoscrivere un fondo PIR occorre chiedersi se è un tipo di investimento che finanzia davvero l’economia reale italiana e se è un prodotto che gode di agevolazioni fiscali così vantaggiose da non considerare nessun altro tipo di investimento.

Il beneficio fiscale dei fondi PIR è un grande incentivo per banche e reti per vendere questi prodotti poiché molti risparmiatori italiani, di fronte alla parolina magica “no tax”, sottoscriverebbero pure il debito del Sudan. Ci si chiede quindi se investire sui PIR non sia un regalo del governo a banche e reti.

Non deve sorprendere che molte banche e reti spingano i loro fondi PIR. Con il 2-2,5% all’anno di costi in 5 anni un 10/15% del capitale del cliente (comunque vadano i mercati) diventa ricavo e si sottrae al risparmiatore.

E per questo motivo il risparmio degli italiani è nei piani industriali di tutte le banche italiane il vero “petrolio” da estrarre.

 

Con i fondi PIR in Italia un bel regalo a banche e reti

 

In altri Paesi nel mondo (Francia, Gran Bretagna o Stati Uniti) si è pensato a contenitori fiscali simili ai PIR. Senza però vincoli nazionalistici così forti e potenzialmente rischiosi quando si concentrano troppo gli investimenti. All’estero i legislatori e il mercato hanno previsto la possibilità per i risparmiatori di poterli costruire anche senza passare obbligatoriamente dai prodotti confezionati da banche e assicurazioni.

In altri Paesi è possibile costruire il “PIR fai da te” per esempio con ETF o azioni e obbligazioni dirette. Anche con l’ausilio di consulenti indipendenti vigilati. In Italia tutto questo non è stato nemmeno previsto o discusso dal lancio dei primi PIR. È lecito quindi pensare che i PIR siano un regalo a banche e reti visto che di fatto ancora oggi nessuna banca italiana consente a un risparmiatore, per esempio, di detenere un PIR “low cost” costituito da ETF.

 

Costi fondi PIR: troppo alti

 

È bene ricordare che in Italia i costi dei fondi PIR e del risparmio gestito sono troppo alti. Sono, infatti, fra i più alti non solo in Europa, dando una rendita di posizione formidabile a banche e reti. Un recente studio di Mediobanca Securities sulle società quotate del risparmio gestito ha evidenziato come molti costi applicati ai risparmiatori italiani sono ingiustificabili (possono assorbire anche i due terzi del risultato finale) ma il Governo e il Parlamento italiano evidentemente non considerano l’argomento degno di nota seppure la tutela del risparmio sia inserito nella Costituzione italiana e si parla ovunque nei convegni di ESG, sostenibilità e trasparenza.

L’entusiasmo di alcuni gestori sull’andamento dei Piani Individuali di Risparmio è quindi comprensibilissimo, visto i costi dei PIR così alti.

 

fondi di investimento PIR aiutano l’economia reale?

 

Riguardo il fatto che con i PIR si finanzi l’economia reale italiana bisogna farci naturalmente una bella tara perché se si acquistano quote di azioni sul mercato secondario non un cent va all’economia “reale” se non a quella degli intermediari finanziari. Ma lo storytelling oggi vince su tutto.

I PIR per chi li sponsorizza favorirebbero l’investimento dei risparmiatori verso l’economia reale tramite l’investimento nel capitale di rischio e di debito delle imprese.

Questo non è del tutto vero. Qualsiasi studente di economia o investitore conosce la differenza fra mercato primario e mercato secondario. Il mercato finanziario primario è il luogo dove vengono trattati gli strumenti finanziari di nuova emissione mentre nel mercato secondario si trattano i titoli già in circolazione.

 

In finanza sono tutti ladri? In finanza sono tutti ladri?

Se io acquisto delle azioni di small e medium cap in modo diretto o indiretto (tramite fondi o ETF) sto acquistando delle azioni sul mercato secondario! Se quindi compro le azioni della Juventus , della Banca Popolare di Sondrio o della Technogym (e definire queste società PMI ovvero Piccole Medie Imprese denota un’innegabile fantasia comunicativa), dei soldi che spendo per l’acquisto non un cent va alla società ma va a un altro risparmiatore, speculatore o fondo che sta invece vendendo il titolo.

Ergo non sto finanziando un bel niente e se la Juventus vorrà acquistare un promettente goleador uruguagio, la Popolare di Sondrio aprire nuovi sportelli o fare un’acquisizione oppure la Technogym aprire una nuova sede faraonica in Egitto di tutti i soldi che transitano in Borsa sul mercato secondario alle rispettive società emittenti dei titoli non arriverà nulla anche se i titoli sottostanti dovessero raddoppiare o triplicare.

 

andamento dei fondi PIR: pochi vincitori

 

Se si guarda  la raccolta dei fondi PIR si noterà come in Italia 5 soli fondi (soprattutto di Intesa e Banca Mediolanum) catturano il 50% del mercato. Fondi che in numerosi casi rispetto a quanto ha performato il mercato hanno sovente fatto nettamente meno per i costi elevati applicati.

 

PIR: chi sono in Italia i signori dei fondi PIR

 

PIANI DI INDIVIDUALI DI RISPARMIO opinioni

 

Lungi da noi sostenere che investire sui titoli quotati italiani come fanno i fondi PIR sia un investimento da cui stare alla larga. Come avevamo messo in evidenza al lancio dei Pir i costi su questi strumenti applicati da molte società di gestione e i vincoli per i risparmiatori sembrano fatti soprattutto apposto per far guadagnare banche e collocatori.

Vantiamo fra le società di consulenza finanziarie indipendenti esperienza e risultati di assoluto rilievo sia per chi vuole investire in azioni italiane direttamente sia per chi vuole investire attraverso un contenitore finanziario PIR compliant. Ma nel nostro caso ci basiamo su un approccio flessibile e attivo che significa che in certi momenti il miglior modo per essere investiti è essere disinvestiti e avere anche il 100% di liquidità. E nel caso dei fondi PIR tutta questa flessibilità o non è possibile o non l’abbiamo vista in questi lustri da parte di molti gestori italiani, se si analizzano i risultati alla prova del benchmark.

 

PIR conviene investire sull’Italia con i piani individuali di risparmio?

 

Ma ci sono due ulteriori importanti considerazioni da fare secondo il nostro modesto pensiero : l’investimento sulle azioni italiane non va mai eccessivamente sovrappesato, poichè presentano una forte volatilità e il nostro Paese non è certo fra i luoghi più tranquilli dove investire. Basti pensare che l’indice principale di Piazza Affari rispetto ai massimi del 2007 (dividendi compresi) è solo in queste settimane tornato su quei livelli mentre nello stesso periodo l’indice azionario mondiale è triplicato!

Uno degli errori tipici di molti risparmiatori analizzato dalla finanza comportamentale è proprio l’home bias, la tendenza cioè di prendere decisioni “familiari” perché percepite come non rischiose o solo perché si crede di conoscere meglio quello che ci è più vicino, con la conseguenza, ad esempio, di detenere troppi investimenti (azioni e/o obbligazioni) del Paese in cui si vive, diminuendo la diversificazione e concentrando troppo il rischio.

(il contenuto intero di questa analisi è stata pubblicata in anteprima nella Lettera Settimanale che viene inviata ogni martedì agli iscritti al nostro sito insieme ad altri contenuti speciali: è possibile registrarsi gratuitamente qui nel caso non si fosse già registrati al nostro sito)

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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