VENETO EPICENTRO DELLE STANGATE FINANZIARIE: COME MAI?

La finanza comportamentale spiega i ricorrenti casi di risparmio tradito a Nord Est (da Plus – Il Sole 24 Ore)

L’ultimo scandalo è quello della Venice Investment Group: 75 milioni di euro si ipotizza affidati da 4000 risparmiatori veneti a questa società che prometteva interessi a due cifre investendo sul Forex. “Bambole non c’è una lira” come il titolo di un programma di varietà degli anni ’70.

Ora la Procura di Pordenone sta indagando i vertici di questa società specializzata in gestioni sul Forex per truffa e appropriazione indebita perchè negli ultimi mesi sempre più risparmiatori veneti hanno amaramente scoperto quando chiedevano il rimborso di quanto investito che le loro richieste finivano in un binario morto.

Quasi nulla in confronto ai 16 miliardi di euro investiti nelle azioni di Veneto Banca e della Popolare Vicenza da 230 mila risparmiatori. Stefano Elli (giornalista de “Il Sole 24 Ore” e fra i più preparati cacciatori di “bufale” finanziarie” italiane e di cui avevamo parlato anche qui in occasione della pubblicazione del manuale “Come difendersi dalle truffe” ),  su Plus il Sole 24 Ore di sabato 14 febbraio ricorda questi e altri casi di risparmio tradito che hanno coinvolto il Nord Est, come quello di Sergio Bottega (ex agente di cambio), di Roberto Caon (ex funzionario di banca) e e della CD Consulting che speculava sulle valute.

Risparmi andati in fumo.

Perché si chiede Elli nell’articolo i risparmiatori veneti sono così vulnerabili alle truffe finanziarie e cadono vittima della sindrome dei guadagni facili? Paolo Legrenzi, professore di psicologia comportamentale all’Università Ca’ Foscari di Venezia azzarda una risposta che magari susciterà polemiche. Molti veneti sono vittime di una eccessiva fiducia in sé stessi dovuta al veloce e assai redditizio passaggio da una civiltà contadina all’industria.

I veneti secondo Legrenzi “si sono intimamente convinti di essere molto astuti. Fatalmente è proprio l’eccesso di autostima a farli cadere nelle trappole degli schemi Ponzi”. Sono così convinti che esistano buoni affari che “non si domandano la ragione per cui un investimento renda così tanto rispetto ai normali interessi offerti dagli intermediari tradizionali”.

Una fiducia talmente incrollabile nelle sorti progressive e inarrestabili dei propri risparmi da riuscire a credere l’incredibile “ Dove altro sarebbe potuto accadere – si chiede provocatoriamente Legrenzi – che 200mila persone si convincessero ad acquistare azioni non quotate in Borsa, di due banche il cui valore restava immutato a dispetto di qualsiasi evento interno o esterno?”

Le azioni cui si riferisce Legrenzi sono quelle della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. il prezzo di queste azioni non era deciso dal mercato, ma dai consigli di amministrazione di queste due banche sulla base del parere di esperti indipendenti scelti e pagati dalle banche stesse.

Un vero meccanismo auto-refenziale che permetteva agli impiegati allo sportello di mostrare ai potenziali investitori che il prezzo di quei titoli saliva sempre (un meccanismo che da numerosi anni la nostra società di consulenza indipendente denunciava con articoli e analisi come si può per esempio leggere qui e ben prima che lo scandalo e la mattanza iniziassero) . Anche in piena crisi finanziaria, quando le altre banche in Borsa erano arrivate a perdite a due cifre, i risparmiatori veneti vedevano il prezzo delle azioni delle loro banche salire. Inoltre venivano anche ricompensati con dei lauti dividendi.

 

 

Il Professor Legrenzi nell’intervista a Plus ricorda anche un altro fattore determinante nei ricorrenti casi di risparmio tradito a Nord Est : la ritrosia di molte persone, non certo solo venete a parlare di soldi. I manuali di buona conversazione ricordano che uno degli argomenti tabù erano proprio i soldi. “Nella civiltà contadina venete (ma anche altrove) si parla con ritrosia di denaro. Quasi ci si vergogna: i soldi sono una cosa intima e le comunicazioni tra risparmiatori avvengono attraverso circoli chiusi. Questo è un grande alleato dei truffatori che quasi mai vengono denunciati.” I panni sporchi rimangono in famiglia.

Cosa possiamo trarre come lezione da questo stimolante articolo? A diffidare dei soldi facili e senza rischi. Perché se non capisci cosa stai rischiando, stai rischiando tutto. Vale per qualsiasi investimento: da quello che sembra facile, sicuro e innocuo, come investire in un immobile, a quello che si percepisce come rischioso ma non piu’ di tanto, come le azioni non quotate della tua banca.

E poi una seconda più importante lezione: ci sono investitori che pur essendosi prese tante sberle nella vita, sui soldi si illuduno ancora che esistano scorciatorie. Quando i titoli obbligazionari sicuri rendono l’1,5%, ti chiedono notizie sulle obbligazioni che rendono il 4%. Un motivo ci sarà no? Nessuno regala niente in finanza.

Bisognerebbe ricordarsi che investire non è un gioco da ragazzi, diffidando sempre dei guadagni veloci e senza sforzo. Il lato B di ogni investimento, quello che il truffatore cercherà in tutti i modi di nasconderti, è sempre quello più importante. Meglio non accorgersene sempre alla fine.

 

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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