L’UE non vieta retrocessioni: solo 1% dei consulenti finanziari è indipendente

Dietrofront UE sullo stop alle retrocessioni ai consulenti finanziari. Più rari consigli di investimento indipendenti mentre i prodotti finanziari con costi gonfiati sono qui per restare

MoneyReport, il blog di SoldiExpert SCF

Il blog di SoldiExpert SCF

Secondo molti risparmiatori nel settore della consulenza finanziaria ci sono molti professionisti, molti ottimi venditori ma grandi affabulatori e un nutrito numero di aspiranti guru. Ma pochi consulenti finanziari indipendenti. Perché?

In Italia il confine tra consulenza finanziaria e collocamento di prodotti finanziari è molto labile. Non sempre i consigli di investimento sono forniti nell’esclusivo interesse del cliente soprattutto quando come avviene in Italia lo stipendio o il compenso a chi da consigli di investimento non lo paga il cliente ma qualcun altro. Nei soggetti che sono sia collocatori di prodotti finanziari sia consulenti finanziari il conflitto di interesse può essere molto rilevante. E non sempre è facile per questi professionisti scegliere da che parte stare.

In altri due Paesi della UE, più evoluti del nostro, hanno tagliato la testa al toro: chi fa consulenza può essere pagato solo dal cliente e non da “qualcun altro”. In Italia (e quasi in tutta l’Unione Europea) la situazione è sicuramente meno trasparente. E lo sarà ancora per anni. Qualcuno ogni tanto prova a cambiare lo status quo ma spesso le barriere sono troppo alte.

Il problema è così grave ed evidente che Mairead McGuiness, la commissaria dell’Unione Europea per i servizi finanziari ha provato a introdurre un divieto a tutti i consulenti di ricevere retrocessioni ovvero commissioni sui prodotti consigliati ai clienti. Alla fine non ce l’ha fatta, la sua linea “hard” non è passata. Qualche intervento si farà sul tema (e verrà diffuso il 24 maggio 2023) ma molto più “soft”. 

 

consulenza sui prodotti finanziari, costi gonfiati con le retrocessioni

 

Sui prodotti e strumenti finanziari la maggior parte dei consulenti potrà continuare per i prossimi anni a prendere retrocessioni sui prodotti raccomandati (o meglio dire venduti?) ai propri clienti. Interessanti i numeri in campo e i costi per i risparmiatori. Ma prima una domanda.

 

Vi fidereste di far curare i vostri risparmi e ricevere raccomandazioni di investimento da un consulente che è pagato (direttamente o indirettamente) dalle stesse società che confezionano il prodotto? Ovvero vi fareste dare consigli da qualcuno che prende retrocessioni sui prodotti che vi raccomanda?

 

Se chi vi da un consiglio di investimento è incentivato a collocarvi un prodotto finanziario non ci potrebbe essere un conflitto di interesse? E maggiori costi ricorrenti per voi visto che questo costo maggiorato dalle retrocessioni il cliente lo paga anno dopo anno? Mairead McGuinness ha provato a eliminare alla radice entrambi i mali. Il conflitto di interesse e i costi maggiorati. Provando a eliminare le retrocessioni sui prodotti finanziari collocati ai risparmiatori.

Chi incamera queste retrocessioni? A chi va questo maggiore costo che grava sul risparmiatore che compra prodotti finanziari? Ai soggetti che consigliano i prodotti finanziari ai risparmiatori: sono quelli che proprio glieli vendono. I cosiddetti collocatori, ovvero le banche e le reti di consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. Lo danno gratis questo consiglio di investimento? No, il costo della loro consulenza è incorporato nel costo inevitabilmente gonfiato (o super gonfiato più di quello che si può vedere a Murano nelle vetrerie in molti casi) dei prodotti che consigliano. Gonfiato dalle retrocessioni. C’è dentro naturalmente anche il servizio fornito in questo costo e che può giustificare magari quanto pagato dal risparmiatore ma anche no in molti casi certificati. Furbo trasferimento della ricchezza. 

 

il dietrofRont dell’UE sul divieto di retrocessioni

 

L’industria e le lobby del risparmio gestito hanno fatto naturalmente muro contro la Commissaria UE per i servizi finanziari. Le retrocessioni a favore dei collocatori dei prodotti finanziari rimarranno. Saranno messe alcune regole per limitare i conflitti più grossi ma l’industria del risparmio gestito ha dimostrato già con la Mifid 2 di sapersi ben destreggiare nel disinnescare o smorzare qualsiasi regola troppo “pro risparmiatore”. Business is business. 

Le retrocessioni, ha dimostrato uno studio commissionato dalla Commissione Europea, aumentano mediamente il conto per i risparmiatori del 35% (successivamente Kantar, la società a cui è stato commissionato lo studio, ha ridotto questa percentuale al 24-26%) . Non è poco se si pensa a un Paese come l’Italia pensare che la ricchezza finanziariamente investita sia gravata da una tassa che la maggior parte dei risparmiatori non sono consapevoli di pagare. Per questo molte associazioni dei consumatori non hanno gradito il dietrofront della UE sulle retrocessioni, perché questi costi gonfiano il conto per il risparmiatore. 

Le retrocessioni non solo fanno aumentare i costi ma creano un problema di conflitto di interesse.

 

Bisognerebbe lavorare con un consulente indipendente, perché ha l’obbligo legale di agire nel tuo migliore interesse

Anthony Robbins

 

I consulenti autonomi sono (insieme alle SCF) sono gli unici soggetti che prestano consulenza che non possono prendere retrocessioni sui prodotti che raccomandano ai propri clienti. 

 

consulenti abilitati all’offerta fuori sede consulenti autonomi e SCF

 

Quanti sono in Italia i consulenti finanziari a inizio 2023? 550 sono i consulenti autonomi iscritti all’Albo dei Consulenti Finanziari mentre le SCF (società di consulenza finanziaria come SoldiExpert SCF) ancora meno: 64. Quanti sono i restanti consulenti che possono prendere retrocessioni (annuali e ricorrenti) sui prodotti che raccomandano ai propri clienti? 51.200 (dati a inizio 2023). Un esercito che lavora per banche e reti di vendita.

 

I consulenti finanziaria in Italia

 

Non è quindi azzardato visti questi numeri dire che i consulenti indipendenti sono rari come i panda. Hanno l’obbligo legale di fare l’interesse del cliente, sono strettamente vigilati in quanto iscritti all’Albo OCF e devono documentare il rispetto della normativa dovendo selezionare gli strumenti consigliati fra un’ampia gamma di soluzioni di investimento e secondo procedure tracciabili. 

Non è questa una garanzia di ricevere un consiglio al 100% indipendente, personalizzato e nel proprio esclusivo interesse?

Una buona regola per ricevere un consiglio di investimento super partes è quella di rivolgersi a un consulente e pagarlo di tasca propria. Come se si andasse da un avvocato, da un medico o dal commercialista.

 

 Una consulenza gratuita iniziale Una consulenza gratuita iniziale

 

Perché se sei tu a pagare il consulente togli dal tavolo un potenziale conflitto d’interesse grande letteralmente grande come una casa…
Come ha candidamente ammesso in un post su Linkedin un consulente finanziario non indipendente contrario all’abolizione delle retrocessioni. Ecco il suo ragionamento.

Se il 57% dei clienti non è disponibile a pagare una parcella, il consulente finanziario che fine farebbe? Come potrebbe già il mese successivo pagare l’affitto o il mutuo, le bollette, mantenere la sua famiglia ed i figli agli studi e nutrirli, in una fase in cui tra le altre cose l’inflazione incide in modo drammatico sul potere di acquisto, se dovesse rinunciare al 57% dei suoi clienti e di conseguenza al 57% delle sue entrate? Inoltre, anche tra quella percentuale dei clienti disponibili a pagare la parcella, secondo quando indicato dalla CONSOB, sappiamo vero che sono dislocati in modo molto differente sul territorio italiano? La disponibilità a pagare parcella pensate sia uguale a Milano come a Ragusa? Ma allora? E poi perché una normativa che esiste solo in due Paesi deve essere estesa a tutti gli altri?

 

consulenti finanziari a parcella

 

Ci sono Paesi come l’Inghilterra e l’Olanda in cui le retrocessioni sui prodotti finanziari sono state abolite. I consulenti finanziari non risulta siano desaparecidos in seguito al venire meno delle retrocessioni. Nè il numero dei consulenti è esploso dove le retrocessioni sono consentite. Dal 2012 a oggi in Italia abbiamo avuto una leggera diminuzione del numero di consulenti finanziari, nonostante gli incentivi sono consentiti! Nel Regno Unito, dove nel 2013 è stato introdotto il divieto di incentivi nei servizi di investimento, il numero di consulenti finanziari britannici è passato da 35.000 a 36.700 dal 2012 a oggi.

E spezziamo una lancia sulla disponibilità a pagare la consulenza dei risparmiatori. Il “Rapporto sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane. Atteggiamenti e approcci comportamentali della Consob mostra che il 43% dei clienti sarebbe disposto a pagare una commissione per la consulenza. Una parcella insomma! Esplicita e non annegata nel costo dei prodotti limitando e ingabbiando il consulente (e ci sono fior di professionisti in tutti gli Albi naturalmente) nel ruolo di collocatore di prodotti finanziari.

La consulenza strumentale al collocamento/vendita di prodotti finanziari non potrà mai considerarsi una vera consulenza se resterà vivo il “peccato originale” del potenziale conflitto d’interesse. Che ne alimenta altri spesso come l’opacità ovvero la scarsa trasparenza come ha rilevato la commissaria UE dei servizi finanziari e come hanno dimostrato diverse ricerche indipendenti sulla rendicontazione sui costi (ex ante ed ex post) fornita ai risparmiatori che a 5 anni dall’entrata in vigore della Mifid2 è assolutamente carente e non conforme a quella che la normativa aveva previsto.

A proposito? Lo sanno molti risparmiatori che entro fine aprile dovrebbero aver ricevuto dalla propria banca o rete un rendiconto dettagliato oneri e costi relativo ai costi dettagliati diretti e indiretti pagati nel corso del precedente anno?

 

 

 

Salvatore Gaziano

Responsabile Strategie di Investimento di SoldiExpert SCF

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